Leo Magazzi, novello Harry Potter del mondo di Rat Man, alle prese con la magia.

Uno dei maggiori pregi di “Il grande Magazzi” di Leo Ortolani risiede, a mio avviso, nelle battute a vignetta quasi singola, superiori in qualità rispetto alla media del fumettista pisano.
Un esempio su tutti, quando il protagonista Oler Magazzi parla con Jannifer Bellanatroccola nel tentativo di sedurla. Lei: “La morte… La morte è dappertutto… Ci circonda… Ci penetra…”, e lui: “Senti, angolo del buonumore, bevi qualcosa?”. E ce n’è a bizzeffe, di battute così, perché il protagonista, appunto Magazzi, resta al centro delle vicende con i suoi amici Bastondoro e Nome Cognome (per gli amici Soprannome).
I tre fanno parte di una scuola di magia e, nonostante i loro sforzi, non riescono ad avere la qualifica di maghi perché troppo imbranati. In uno dei tentativi di fare bella figura con il maestro Sbuffanoia, risvegliano Valdifass, un mostro rimasto chiuso da un incantesimo per 300 anni in un sarcofago, e per fermarlo ricorrono alla Sgnaccamaroni, appunto Bellanatroccola, che come tutte le donne indecise potrebbe far cadere Valdifass con un tira e molla amoroso.
Questo lavoro di Leo Ortolani è un tributo multiplo: ad Harry Potter, Twilight e le immancabili opere dello stesso Ortolani. I più immediati che vengono in mente sono “Venerdì 12”, con Valdifass e il servitore Dolores che ricalcano il deforme Aldo e l’aiutante Giuda. Che il protagonista sia uguale a Rat Man non è una novità, lo si trova anche in “C’è spazio per tutti” e “299+1”, ma qui a far da supporto è una storia curata fin nei dettagli, come tutti i suoi libri tratti da storie già esistenti, ad esempio “La lunga notte dell’investigatore Merlo”.
Altro punto a favore, può essere letto tranquillamente da chi non ha mai aperto un libro della saga di Harry Potter, perché a suo modo prende le distanze per dare ai fruitori qualcosa di inedito. In questo senso, missione riuscita.

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