Terzo capitolo della saga della Torre Nera ad opera di Stephen King.

La caratteristica principale di questo lavoro è l’imprevedibilità, molto più che negli altri capitoli della saga sulla Torre Nera, con la costruzione che tra l’altro si avvicina molto proprio nel corso di questo romanzo.

Imprevedibilità innanzitutto nel gruppo di Roland: il suo Ka-tet, un insieme di persone unite dallo stesso destino, aumenta di ben due unità, tra cui un ritorno che non mancherà di colpire il lettore. Jake, lo stesso bambino “sacrificato” da Roland alla fine del primo romanzo, torna in scena usando forse passaggi da altre realtà. A loro si unisce un bimbolo, un animale che ricorda un cane nella forma, ma molto intelligente. Oy, questo il nome che Jake dà al bimbolo, è ancora più intelligente dei suoi simili, arrivando quasi a parlare per esprimersi.

Questi, uniti a Roland di Gilead, Eddie e Susannah, sono i protagonisti intorno a cui si svolge la storia, che è quanto mai avventurosa. Si parte col botto, e con un orso, Shardik, animato da intelligenza artificiale. Il gigantesco cyborg dà filo da torcere al gruppo, e introduce il leitmotiv che impreziosisce il viaggio di Roland agli occhi del lettore: le invenzioni al limite del fantascientifico. Tutto merito della North Central Positronics Ltd, che aleggia sull’intero romanzo, a partire appunto da Shardik, passando per l’organizzazione della città di Lud per finire a Blaine il Mono.

Andando con ordine, il Ka-tet si incammina lungo il Sentiero del Vettore, di cui l’orso è uno dei dodici custodi. Ci sono infatti dodici raggi, dodici sentieri, che fanno parte di un cerchio, al cui centro si trova la Torre Nera. Con Roland che finalmente sa dove andare, si muovono tutti fin quando incappano nella città di Lud, reduce da una guerra che l’ha quasi rasa al suolo. Quasi, appunto, perché i pochi sopravvissuti mettono di nuovo alla prova Roland, rapendo Jake. Questa volta Roland riesce a salvarlo, ed è davvero buona l’intuizione di Stephen King di offrire la giusta redenzione al pistolero.

La parte finale, con Blaine il Mono, è a tratti assolutamente umoristica, con le due monorotaie e i due treni, di cui uno solo sopravvissuto, comprensivi di elemento “maschile” e corrispettivo “femminile”. Peccato che i colori, a suo tempo, siano stati invertiti, con Blaine che è rosa nonostante l’animo, o forse meglio dire il chip, maschile.

Lo humour lascia ben presto spazio alla suspense, quando Blaine rivela al Ka-tet le sue intenzioni, ma solo dopo esser partito e ormai in viaggio su un paesaggio post apocalittico, con strane forme mutanti nel paesaggio tutt’attorno.

Bel passo in avanti quello fatto da Roland, e bravo King a movimentare gli eventi, per dare il giusto tocco d’azione alla saga che, nei primi due capitoli era stata forse un po’ troppo d’attesa. Da notare che la prima versione di questo romanzo è sì del 1991, ma in una edizione deluxe che ha reso la distribuzione a macchie di leopardo. Solo quando King ha dato vita ai successivi capitoli, Terre desolate è stato ristampato in maniera da essere accessibile a tutti i fruitori.

Titolo originale
The waste lands
Autore
Stephen King
Anno pubblicazione
1991
Lingua originale
Inglese
Genere
Dark Fantasy
VN:F [1.9.5_1105]
Valutazione: 5.0/5 (5 voti)
Stephen King - Terre desolate (Recensioni) , 5.0 out of 5 based on 5 ratings

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