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A Babbo morto – Zerocalcare (Recensioni)
Zerocalcare si riconferma una grande matita del fumetto italiano con questo lavoro su quello che potrebbe celare una multinazionale dedita a far regali ai bambini a Natale.
Babbo Natale, Figlio Natale, Betania Fana (accorciato in Be.Fana), la Easter Krupp, sono tutti accomunati da aziende il sui scopo di facciata è portare regali, ma che celano un trattamento dei propri dipendenti al limite dello sfruttamento. Tutto questo in “A Babbo morto – Una storia di Natale”.
Zerocalcare coglie di nuovo nel segno con un’opera natalizia in cui si mescola il lavoro mal pagato a pagine di storia recente, riviste dagli occhi dei folletti, sfruttati, o delle befane, che lavorano ben oltre il termine pensionistico. Tutto parte dalla morte di Babbo Natale, con la Klauss Inc. che passa alle mani del figlio, appunto Figlio Natale. Quest’ultimo, dedito alla droga e a eccessi vari, la fa pian piano fallire, con i folletti che affrontano i problemi lavorativi che ne conseguono. La Klauss viene incorporata dalla Easter Krupp, la principale concorrente, che fino ad allora si era occupata dei regali nel periodo di Pasqua. In questo modo, la Easter Krupp crea un monopolio appena scalfito da una terza parte in causa, l’azienda capitanata da Betania Fana, la manager al capo di Be.Fana, che resta in gioco solo grazie ai contratti ballerini delle lavoratrici, le quali hanno un’età media di 80 anni e reclamano a gran voce la meritata pensione.
Uno scenario apocalittico che Michele Rech, vero nome di Zerocalcare, tratteggia in meno di 80 pagine. Le agitazioni dei folletti non sortiscono gli effetti sperati, e anzi vengono destinati alle baraccopoli dopo essere stati ridotti sul lastrico. Inoltre, durante le agitazioni ci scappa il morto, folletto Gaetano, che ricorda Federico Aldrovandi o forse Stefano Cucchi, due casi giudiziari a dir poco controversi che hanno colpito Zerocalcare, come da lui stesso affermato nel corso delle interviste. E nemmeno l’azienda Be.Fana se la passa meglio, con una lavoratrice morta di vecchiaia mentre portava i regali a un bambino. L’unico che sembra beneficiarne è il titolare della Easter Krupp, che però lo fa giocando letteralmente sulla pelle dei bambini.
Un libro che è un’accusa continua alla mala gestione delle aziende, per cui i lavoratori sono carne da macello. Anche il finale amaro lo sottolinea, e in mezzo alcune chicche come il Fronte Armato Folletto, in cui convergono i folletti lasciati a spasso dalla Klauss Inc. nel corso del tempo.
Da notare il titolo, “A Babbo morto – Una storia di Natale”: a babbo morto è un’espressione che indica un pagamento su cui non ci sono scadenze, col rischio di far passare un tempo interminabile prima che il servizio reso venga retribuito. La critica sociale, che Zerocalcare ha espresso in molti fumetti, come “Kobane Calling” e “Macerie prime”, per citarne due recenti, serpeggia quindi dal primo all’ultimo rigo.
C’è da dire che il punto di vista che sgretola la magia del Natale è stato il fulcro di diverse opere, tanto che anche io, qualche anno fa, ho dato il mio contributo con “La notte più lunga”, breve racconto scritto per l’antologia “Racconti per il Natale 2015”, che ricevette anche una menzione di merito proprio nel corso di Più libri più liberi, salone del libro di Roma, città in cui vive Zerocalcare.
Titolo originale
|
A Babbo morto – Una storia di Natale |
Autore
|
Zerocalcare |
Anno pubblicazione
|
2020 |
Lingua originale
|
Italiano |
Genere
|
Fumetto |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 31 gennaio 2022 alle 08:00, ed è archiviato come fumetto, Recensioni. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |