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Daniel Bryan, dalla ROH al titolo mondiale WWE
Bryan Danielson, la tecnica sul ring
Che il wrestling sia predeterminato non è un mistero da anni, ma che ciò lo renda “finto” è del tutto diverso. Quando un atleta si lancia fuori dal ring in un suicide dive non usa una controfigura, o effetti speciali. Si tratta di bravura, agilità, tecnica, prontezza di riflessi.
Qualità che non mancano a Daniel Bryan, o Bryal Danielson, vero nome del wrestler nato ad Aberdeen nel 1981. Con quest’ultimo nome l’atleta si è fatto un nome nelle federazioni indipendenti, lasciando il segno, facendo incetta di titoli e facendosi notare dalla WWE. Alcuni dei suoi migliori incontri nelle indy, ROH su tutte, li ha disputati con un altro mostro sacro di questa disciplina, CM Punk.
È stato allenato, a inizio carriera, da Dean Malenko e Shawn Michaels, altri due uomini che hanno fatto della pulizia tecnica un marchio di fabbrica. Quanto ha influito sulla carriera del lottatore questo apprendistato? Sicuramente molto, ma non quanto si vuole far credere. Mi spiego meglio.
Uno spettatore occasionale rimane colpito dai suoi match, come quelli di Chris Jericho, Kurt Angle, Tyson Kidd (che potrebbe aspirare a ben altri risultati piuttosto che fare il jobber, con un booking accurato) e altri. Ma uno spettatore assiduo nota quanto sia bravo non solo da gong a gong, ma anche nella capacità di saper recitare la sua parte. Restringendo il campo alla sola World Wrestling Entertainment, sono davvero pochi i wrestler partiti in sordina da quell’aborto che è diventato NXT che sono arrivati a titoli e riconoscimenti prestigiosi. Nel suo palmares figurano già un titolo americano, un titolo del mondo, poi è stato due volte vincitore dello Slammy Award e Mr. Money in the bank. Merito della sola bravura sul quadrato, insegnatagli da HBK?
Direi che la risposta sia in tre parole, anzi una: YES! YES! YES! Questo il tormentone dell’americano, esploso del tutto a Wrestlemania dopo una sconfitta che avrebbe tagliato le gambe a chiunque, in 18 secondi contro Sheamus. Bryan ha il cosiddetto X-Factor, sa come “rubare” la folla, conosce trucchi che solo chi ha girato per anni e anni le federazioni indipendenti sa usare alla perfezione. Ogni volta che si avvicina al ring microfono in mano, da heel e con il volto barbuto e burbero, noto come è difficile per lui farsi odiare. E se un sorrisino gli scappa (in fondo è un bravo ragazzo, non dimentichiamo che recita una parte allo stesso modo di un attore) riesce sempre ad attirarsi i fischi.
A questa bravura fuori dal comune è però in grado di unire grandissimi match, dalla prima sfida con Chris Jericho a NXT, al realistico assalto del Nexus che gli ha provocato il temporaneo licenziamento (particolare che ho volutamente omesso, la WWE non ci ha fatto una gran figura agli occhi dei tifosi smart), agli ultimi match titolati con CM Punk. Un piacere per i fan che amano questa disciplina. Stupisce come mai sia diventato un main eventer?
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 2 luglio 2012 alle 08:31, ed è archiviato come Wrestling che passione. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |