La storia di Leonarda Cianciulli, la prima donna italiana serial killer.

Questo libro di giornalismo investigativo ripercorre uno dei casi più controversi del secolo scorso. La saponificatrice di Correggio è stata al centro di studi, classificazioni, e anche un film del 1977, che vedeva nel cast Max von Sidow e Renato Pozzetto, oltre a Shelley Winters nel ruolo di Lea (nel film non sono stati usati i nomi reali).

La donna, Leonarda Cianciulli, è ormai ufficialmente riconosciuta come la prima donna serial killer in Italia, e a lei si interessano il giornalista Fabio Sanvitale e lo psichiatra Vincenzo Maria Mastronardi, spinti anche dal modo in cui la donna tentò di disfarsi dei corpi: facendone dolci, e sapone, in una enorme pentola. Quali sono i motivi che la spinsero, tra la fine del 1939 e il 1940, a uccidere e cercare di disfarsi dei corpi di tre donne?

Nel libro le diverse versioni che lei riportò, partendo dagli omicidi a sfondo religioso, per evitare che il figlio Giuseppe fosse chiamato al fronte e rischiasse di morire durante la seconda guerra mondiale. Il suo piano venne scoperto da un magliese, Salvatore Toma, in forza a Reggio Emilia, dove vissero lei, il marito Raffaele Pansardi e i figli. Fu proprio il questore Toma a trovare, non semplicemente le prove, ma il coraggio per effettuare l’arresto e portare la donna in tribunale.

Coraggio, come ben spiegato tra le pagine dell’opera, non perché la donna fosse pericolosa, ma per ciò che fece: ormai è chiaro che, leggende metropolitane a parte, la donna abbia ucciso per entrare in possesso dei soldi delle vittime, e acquisire un tenore di vita migliore per sé e per la famiglia. E per fare questo non solo progettò tre omicidi, ma probabilmente ebbe l’aiuto del figlio Guseppe e la tacita complicità di tutta la famiglia. Fu questo che Salvatore Toma sfidò: portare alla luce una storia torbida senza precedenti per l’epoca. Ma i tempi non erano maturi, il marito se la cavò con un “non mi sono accorto di nulla” e il solo figlio Giuseppe, con cui aveva un rapporto quasi morboso, come si evince dal libro, venne processato con lei.

Il figlio venne assolto e lei fu l’unica condannata, e su questo verdetto Sanvitale, uno dei due autori, si è espresso chiaramente: “Per l’epoca già portare in tribunale una donna e accusarla di tre omicidi era tanto, ma riconoscere che il figlio e tutta la famiglia fossero coinvolti? No, impensabile”. Eppure il pentolone nel quale c’erano i pezzi dei corpi delle donne uccise rimaneva in bella vista sul fuoco i giorni successivi agli omicidi, la puzza che a volte ne usciva (la Cianciulli pare che non sia mai riuscita a fare del sapone, come spiegato in uno dei capitoli le dosi che disse di aver usato erano sbagliate) era nauseabonda.

Bisogna capire che la Cianciulli sarebbe stata un personaggio mediatico forse migliore di Michele Misseri, come quando, durante il processo, chiese di poter uccidere qualcuno per dimostrare di poterne fare il sapone usando le “sue” dosi. Ciononostante, il questore Toma capì come era andata, dimostrandosi molto più ligio al dovere del suo predecessore. Gli va dato il giusto merito per quanto fatto, anche se poi non tutto andò come si era aspettato.

 

Titolo originale
Leonarda Cianciulli – La saponificatrice
Autore
Fabio Sanvitale e Vincenzo Maria Mastronardi
Anno pubblicazione
2010
Lingua originale
Italiano
Genere
Saggio
Editore
Armando Editore
VN:F [1.9.5_1105]
Valutazione: 5.0/5 (12 voti)
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