Viaggio tra Maya, cenote, iguana e coatì.

Devo dire che uno dei motivi che mi aveva spinto in Messico era la speranza di visitare le antiche rovine Maya. Come leggerete meglio nel prossimo articolo ci sono stato, ma prima di partire dall’Italia mi sono informato, e una volta in loco ho fatto anche altre numerose escursioni, per vivere al meglio il posto.

C’è da dire innanzitutto, e non è un messaggio pubblicitario (non mi hanno pagato, anzi ho pagato io una bella sommetta per l’all inclusive) che il villaggio turistico in cui mi trovavo, il Gran Bahia Principe Coba, sfiora l’eccellenza: ottimi gli appartamenti, assolutamente incantevoli le piscine, con Jacuzzi dappertutto e tre o quattro bar in acqua, con relativi posti a sedere. In pratica si arriva al bar dalla piscina, ci si siede sugli sgabelli immersi che portano il livello dell’acqua alla cintola e si ordina il drink al cameriere (lui lavora all’asciutto grazie al livello del bancone, più alto dell’acqua stessa).

Il resort si trova ai margini di una vera e propria giungla: davvero lodevoli gli sforzi di chi ha costruito per mantenere più possibile inalterata la fauna e la flora locale. Tra mangrovie e altre piante, è normale veder spuntare un iguana gigantesco, orsetti lavatori e naturalmente tantissimi coatì, animali che trovo deliziosi e che hanno perso la paura dell’uomo (si avvicinano forse anche un po’ troppo, dato che la prima sera mi hanno colto impreparato e si sono fregati del cibo dal mio piatto).

Le escursioni mi hanno fatto conoscere posti davvero belli, a partire dalla corsa in quad nella foresta. La moto a quattro ruote che usa anche il wrestler Stone Cold Steve Austin ci ha fatto incontrare, grazie alla guida, qualche serpente e una tarantola grossa quanto una mano, con dei colori molto vivaci. I cenote sono altri posti da visitare: si tratta di grotte sotterranee immerse per metà d’acqua (pertanto vietate a chi soffre di claustrofobia) e conosciute già dai Maya, che ci hanno lasciato delle piccole costruzioni che servivano a ingraziarsi gli dei. Stalattiti e stalagmiti rendono il cammino incerto, ma la bellezza del posto ripaga le fatiche.

Per faticare ancor meno, però, Isla Contoy è perfetta, con paguri, iguana, alberi di mangrovie e la barriera corallina che lasciano uno splendido ricordo. Isla Mujeres e Playa Paraiso completano il trittico delle spiagge prettamente turistiche. A Playa Paradiso in particolare, oltre a un tuffo nell’Oceano Atlantico, conviene guardarsi in giro in cerca della celebre palma inclinata a pochi metri dal mare.

Come non citare le rovine Maya, tra Tulum, Chichén Itzá, Coba? Infatti ne parlerò approfonditamente nel prossimo pezzo. Per ora fermatevi a fare un bagno o distendetevi sull’amaca legata a quelle due piante di palme, e giacché ci siete fate qualche foto.

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Riviera Maya, l’oasi messicana dei turisti, 5.0 out of 5 based on 7 ratings

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