Una delle storie che rappresentano ormai delle pietre miliari della letteratura, e al contempo anche una delle più strane mai partorite da mente umana.

Flatlandia: Racconto fantastico a più dimensioni” di Edwin Abbott Abbott è un testo innovativo, che rimane tale nonostante sia stato pubblicato nel lontano 1882, da anonimo, e nel 1884 per la prima volta col nome dell’autore. Definirne il genere è difficilissimo: un mix di trattato matematico, narrativa, distopico ante litteram (ben prima di capolavori come “1984” di George Orwell) e molto altro.
La trama, in modo inversamente proporzionale, è semplice. Diviso in due parti, la prima tratta di un Quadrato di Flatlandia, mondo bidimensionale, che spiega com’è fatto il posto in cui abita, anche a livello politico, descrivendo con sommo candore una dittatura radicata nel loro stesso essere (ricordando in questo “Il mondo nuovo” di Adolf Huxley, 1932), e nella seconda parte lo stesso Quadrato che, rapito da una Sfera di Spacelandia, mondo a tre dimensioni che si affaccia su Flatlandia, gli mostra Pointlandia (universo puntiforme con un re pazzo), Linelandia (universo formato da una sola linea) e Thoughtlandia, universo addirittura superiore a Spacelandia.
La cosa migliore forse è che accende e tiene accesa la mente del lettore: se noi vivessimo su un altro mondo, con regole di spazio, gravità e percezione diverse, e un visitatore terrestre venisse a spiegarci com’è la Terra, lo comprenderemmo? La risposta, in realtà, è nel principio antropomorfico debole di Stephen Hawking, il quale dice che vediamo l’universo così perché, se fosse diverso, non saremmo qui a contemplarlo. Quindi, il mondo è ciò che vediamo. Allo stesso modo, una domanda in una canzone dei Bluvertigo, “Altre forme di vita”, rende bene l’idea della nostra percezione: “Se non esistessero i pesci, riusciresti a immaginarli”?
Inoltre, lungi dal meritare le accuse di misoginia dopo la prima edizione, per come Edwin Abbott descrive le donne in Flatlandia (linee senza angoli, in un mondo in cui più gli angoli sono aperti maggiore è il prestigio, tanto che i Poligoni e i cosiddetti Cerchi sono la classe superiore che regge il governo) trovo che sia una satira forte nei confronti della società.
C’è un passaggio in particolare che mi porta a pensarlo: “Flatlandia”, del 1882, e “Racconti crudeli” di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam, del 1883, affrontano nello stesso modo, e quasi con e stesse parole, l’ipocrisia umana. “Flatlandia”: “Con le Donne [esseri inferiori nella narrazione], parliamo di Amore, di Dovere, di Giusto, di Sbagliato, di Pietà, di Speranza, e di altri concetti irrazionali”. “Racconti crudeli”, testo fortemente satirico, lo cita: “Questi suffissi giocano sulle desinenze di certi termini, oggi in disuso e di cui è quasi impossibile ricostruire il significato, per esempio parole come: Generosità!… Fede!… Disinteresse!… Immortalità dell’anima!… ecc., e altre espressioni di fantasia”.
Una curiosità su Abbott: il reverendo era un teologo, e a parte questo volumetto, scriveva libri scolastici e opere a sfondo religioso. Quindi, la sua critica a elementi che la religione dovrebbe coltivare appare ancor più emblematica.

Titolo originale
Flatland: A Romance of Many Dimensions
Autore
Edwin Abbott Abbott
Anno pubblicazione
1882
Lingua originale
Inglese
Genere
Narrativa
VN:F [1.9.5_1105]
Valutazione: 5.0/5 (5 voti)
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