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Senza veli – Chuck Palahniuk (Recensioni)
L’eclettico Palahniuk ricorre a un nuovo stile per quest’opera.
Recensire un romanzo di Chuck Palahniuk non è affar semplice, perché l’autore americano ricorre ogni volta a un espediente diverso per attrarre il lettore. Per “Senza veli”, una sceneggiatura (con qualche libertà dovuta alle vicende narrate) è stata l’originale scelta dell’autore del celebrato “Fight Club”.
In questa sceneggiatura, divisa in atti e scene, si ritrovano personaggi realmente esistiti, come la loquace Lillian Hellman, che a differenza di altri ricorre più volte ed entra a far parte della storia. Tutti i personaggi secondari sono, infatti, vere star di Hollywood dei tempi d’oro, decedute da tempo e scelte dall’autore per due motivi: il primo è che non possono fargli causa, il secondo è che servono a far capire che queste celebrità sono state ormai dimenticate, superate dai veli del tempo.
La storia in sé è piuttosto semplice: la governante/tuttofare di Katherine Kenton, Hazie Coogan, monitora quel che fa la sua assistita, e dopo averla portata al successo la difende dagli estranei che vogliono splendere della sua luce riflessa ora che inizia ad avere una certa età, come i numerosi ex-mariti, per cui Palahniuk conia un’interessante parola: dopo il divorzio passano da “husband”, marito in inglese, a “was-band”, con was che è la forma passata del verbo essere.
A proposito di coniugi, si fa avanti il giovanissimo Webster Carlton Westward III, che riesce a portarla all’altare, salvo poi scoprire che il neo-marito intende ucciderla per godere al massimo della sua luce riflessa. I timori della governante sembrano farsi reali, ma non tutto è come sembra: l’immancabile colpo di scena finale infatti mescolerà completamente le carte.
Due punti mi sono piaciuti particolarmente: lo specchio che richiama il ritratto dell’eterno giovane Dorian Gray, e i particolari piccanti della vita sessuale di Katherine secondo il giovane marito, intrisi di ironia, tra cui il passaggio “Questo grattacielo così maestoso è l’unico rivale fallico che tu abbia al mondo”.
Con “Senza veli” mi sono reso conto che Chuck Palahniuk porta spesso in scena lo stesso personaggio: è dai tempi del Tyler Durden di “Fight Club” che il protagonista sembra avere tra le caratteristiche il potere e il carisma, nonché un seguito immenso. È così per “Rabbia”, con Rant Casey che ricorda nelle descrizioni Durden, o “Dannazione” e “Sventura”, due libri in cui i genitori della piccola Madison Spencer sono la coppia più potente al mondo, in quanto fanno parte del mondo dello spettacolo, o appunto qui con Katherine Kenton. Se i personaggi sono simili, non si può dire lo stesso dello stile di scrittura: dalla prosa “classica” di “Fight Club”, all’intervista orale di “Rabbia”, alla sceneggiatura da film di “Senza veli”, all’epistolario di “Dannazione”, o le pagine del blog di “Sventura”. Un autore strano, e forse unico nel panorama contemporaneo della letteratura.
Titolo originale
|
Tell-All |
Autore
|
Chuck Palahniuk |
Anno pubblicazione
|
2010 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Thriller |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 25 luglio 2015 alle 08:00, ed è archiviato come Recensioni, thriller. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |