Per stack si intende la pila di chip che possediamo; esso indica, dunque, il numero di chip in nostro possesso.

Sin dai primi livelli di un torneo per ogni azione, sia essa meditata che portata avanti, dobbiamo avere bene a mente a quanto ammonti il nostro stack.

Per capirci meglio, qualora volessimo effettuare un rilancio o un eventuale call, dovremo valutare bene la sua entità confrontata al nostro stack.

Facciamo un esempio:

Bui 200/400, il nostro stack è di 2000 chip. Se decidessimo di optare per un raise standard, ossia un x3 pari a 1200 chip, tale azione equivarrà a committarci. Ciò vale a dire che, sul flop, le uniche azioni che ci saranno consentite saranno l’all in o il fold.

Nell’ultimo caso ci ritroveremo con circa 800 chip e quindi saremo cortissimi.

Quindi, come avremo dovuto giocare la mano? La risposta è semplice, o si pusha o si folda in fase preflop.

Con le conoscenze acquisite in precedenza saprete in linea di massima riconoscere il range di mani con cui potrete effettuare una delle precedenti azioni.

La situazione che vi ho appena descritto non è tanto atipica come potreste immaginare e, per situazioni come queste o situazioni differenti, esiste un indice che ci fornisce una soluzione o, meglio, un modello di gioco.

L’indice appena citato è conosciuto come Fattore M, e ,all’atto pratico, ci fornisce un’indicazione su quanti giri di tavolo possiamo giocare prima di uscire dal torneo.

La formula che lo descrive è la seguente:  M=(nostro stack)/(BB+SB+ (ante*n°di giocatori))

Facciamo un esempio pratico di calcolo del Fattore M:

Bui 100/200, il nostro stack è di 5000 chip, le ante non sono ancora subentrate e abbiamo 5 player, oltre noi, al tavolo.

I nostri dati sono dunque: BB=200, SB=100, ante=0, n° di giocatori=6 e stack=5000. Il fattore M sarà pari a 16.67.

Ma cosa significa il numeretto che abbiamo appena ottenuto?

Il Fattore M, come abbiamo visto, può assumere un valore numerico, più alto è tale valore maggiore sarà la possibilità per noi di rimanere nel torneo e quindi di arrivare a premi.

Se M<5 abbiamo poche speranze di rimanere in gioco, per cui la mossa consigliata è il push preflop con un range molto ampio di carte. Aspettare la prossima mano in questi casi è deleterio in quanto la maggior parte delle volte saranno subentrate le ante.

Se 5<M<10 non possiamo aspettare premium hands per giocare. Entriamo dunque in modalità aggressive.

Se 10<M<20, la nostra situazione nel torneo è abbastanza stabile e potremo aspettare le carte giuste per entrare in gioco.

Se M>20, con molta probabilità si è il chip leader (il nostro stack è il maggiore) del tavolo. Forti di questa superiorità potremo bullare il tavolo entrando in ogni colpo e outplayando gli avversari  con opportuni  raise, sfruttando la superiorità del nostro stack.

Valutiamo più approfonditamente la situazione 5<M<10 con un esempio pratico:

Bui 100/200, il nostro stack è pari a 2000 chip, quindi M=6.67 . In mano abbiamo AT (asso dieci) e, forti della nostra posizione sul bottone, decidiamo di effettuare un raise standard pari a 600, rimanendo con 1400 chip.

Il Big Blind decide di callare il nostro raise e ci troviamo dunque a giocare contro di lui.

Flop: Ks 5s Qd (K di picche, 5 di picche e Q di quadri). Il nostro avversario decide di rilanciare per un importo pari a metà piatto ossia pari a 600 chip.

Cosa facciamo ora?

Non abbiamo nulla in mano, ma è probabile che il nostro avversario sia in bluff, forte del fatto di essere primo a parlare o potrebbe anche essere in draw (progetto) di colore e quindi in semi bluff.

In questi casi, la soluzione è di effettuare un reraise (controrilancio), ma, valutando il nostro stack, notiamo che, per effettuare un controrilancio, dovremo praticamente andare all in.

Pushando, quali mani non ci chiameranno? Solo un bluff. Il nostro avversario ha già messo 600 chip e ne dovrebbe aggiungere altre 800 per chiamare il nostro all in. Ne risulta che egli ci chiamerà anche se in semibluff.

Questo esempio ci mostra quanto sia importante il reraising power (potere di contro rilanciare), in quanto se avessimo potuto reraisare di almeno 3 volte il raise del nostro avversario, avremo potuto fargli foldare oltre che un bluff, anche un progetto di colore, una coppia di 5 e perfino una coppia di 9 in quanto il nostro avversario ipotizza che in mano potremo avere un K accompagnato da un buon kicker (quindi KK,K9,AK,KQ,KJ,KT).

Quindi, se M è maggiore di 10 possiamo giocarci tranquillamente il board in quanto abbiamo reraising power, se M dovesse essere minore di 10 allora cerchiamo di chiudere il colpo in fase preflop.

Ricordiamo infine che il fattore M non è un numero fisso, ma è variabile in quanto funzione di più variabili, quali il nostro stack, i bui e, per ultimo, le ante.

Potremo essere indotti a pensare che non giocando e quindi lasciando intatto il nostro stack, il fattore M rimanga invariato. Questa idea è errata, in quanto anche i bui e le ante variano (aumentano).

Y2JChamp

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Poker Texano (Texas Hold ‘Em): Come arrivare a premio nei tornei. (PARTE VII) - La gestione dello stack, 4.7 out of 5 based on 11 ratings

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