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L’ultima missione di Gwendy – Stephen King & Richard Chizmar (Recensioni)
Terza e ultima opera, che chiude la “trilogia di Gwendy”, in cui Stephen King e Richard Chizmar mettono in piedi un romanzo con tantissime citazioni, tra cui alcune difficili da cogliere.
Stephen King e Richard Chizmar chiudono una trilogia nata in modo curioso e finita in modo ancora più curioso. “L’ultima missione di Gwendy”, tanto per cominciare, è sì il terzo e ultimo capitolo di una trilogia, ma mentre il primo libro, “La scatola dei bottoni di Gwendy”, è stato scritto da entrambi, “La piuma magica di Gwendy”, secondo passaggio, è stato realizzato solo da Chizmar.
Richard Chizmar, appunto. Il coautore del romanzo, nato nel 1965, fino al 2017 (anno di uscita del primo capitolo della trilogia di Gwendy), era scrittore per passione, ma soprattutto editor, talvolta dello stesso Stephen King. Invece oggi, dopo la trilogia, è ormai uno scrittore tradotto in venti lingue e con l’ennesimo lavoro in uscita in tutto il mondo. Risultati raggiunti in cinque anni, dopo due libri con Stephen King e la scrittura di una trilogia di cui ha curato da solo la seconda fermata. Spero che Stephen King decida di scrivere qualcosa con me…
A parte gli scherzi, la trama e la scrittura sono parimenti valide, e se a volte le scelte dei personaggi sembrano forzate, sono comunque ben spiegate dal contesto. Gwendy Peterson, ormai 64enne, incontra di nuovo Richard Farris, che già a 12 anni gli aveva affidato la scatola dei bottoni, un marchingegno con tanti pulsanti in grado di distruggere l’universo premendo semplicemente quello nero, o come lo chiama lei, il bottone del cancro. Farris le spiega come liberarsi definitivamente della scatola che è sui radar anche di persone cattive pronte a tutto (e che vogliono senza indugi premere il bottone nero): dovrà imbarcarsi in una missione spaziale, cosa che avviene grazie alla sua influenza politica (è diventata una senatrice degli Stati Uniti) e a un’amica potente che ha un ruolo di spicco nella CIA. Una volta a bordo, dovrà lasciare andare la scatola nello spazio profondo. È una cosa che va fatta quanto prima, perché l’ultimo custode ha premuto il pulsante dell’Asia facendo esplodere la pandemia di Coronavirus e da allora la scatola ha un potere sempre più forte.
Il razzo parte dopo anni di attesa nel 2026, per raggiungere la stazione spaziale internazionale a 400 km di altezza dalla Terra, ma le cose si fanno difficili, per una malattia di Gwendy che le causa problemi nel portare a termine la sua ultima missione, e per la presenza a bordo di un miliardario, forse troppo interessato alla valigetta misteriosa che la senatrice porta con sé, e che ovviamente contiene la scatola dei bottoni.
L’opera ha due chiavi di lettura ben distinte: la prima, se vi accingete a leggerlo da solo, o anche alla fine della trilogia, ma senza aver letto altro di Stephen King. La seconda, se siete degli amanti di ciò che ha fatto in quasi cinquant’anni, dal 1974 con “Carrie” in poi. Nel primo caso, il romanzo si fa leggere, è pieno di suspense e con personaggi forti e profondi. Nel secondo, ogni pagina è una deliziosa caccia al tesoro per le citazioni e i rimandi, in quanto forse mai come ne “L’ultima missione di Gwendy” tutti i mondi letterari di Stephen King si incontrano.
La storia è ambientata in parte a Castle Rock, che gli amanti del Re del brivido ricordano da “Cose preziose” in poi. Il misterioso uomo che porta la scatola dei bottoni a Gwendy, Richard Farris, è l’ennesima incarnazione di Randall Flagg, comparso ne “Gli occhi del drago”, “L’ombra dello scorpione” e in vari altri, sotto diverse forme (spesso riconoscibile dalle iniziali RF di nome e cognome). Tutto, poi, riporta alla saga della Torre Nera, fino a un collegamento preciso che gli uomini alti in soprabito giallo hanno con la scatola. Gli stessi uomini alti in soprabito giallo ricordano gli uomini bassi in soprabito giallo di “Cuori in Atlantide” (anch’esso legato a doppio filo con la saga), e lavorano per una misteriosa azienda presente appunto anche nei libri della Torre Nera, la Sombra.
Ultima, ma non certo per importanza, la parte su “It”, e se non volete spoiler saltate al prossimo paragrafo: un importante evento si svolge a Derry, dove è ambientato quello che per molti è il capolavoro di King. Non è una semplice citazione, perché si parla degli avvistamenti di un clown malvagio e voci di bambini nelle fognature, ma… Ecco, le date non tornano: un poliziotto di 40 anni circa è stato testimone di qualcosa meno di 15 anni prima. Calcolando che questo libro è ambientato nel 2026, si dice fra le righe che nel 2010 It era ancora vivo e attivo. E chi ha letto “It” sa che nel 1985 la creatura sarebbe stata uccisa sa Bill, Beverly, Ben e gli altri. Una nuova apertura per un nuovo libro?
Intanto, una degna chiusura per una trilogia che copre in pratica l’intera vita di Gwendy Peterson, personaggio che di sicuro vi resterà nella mente, e narrata bene sia nei suoi 12 anni, che in età adulta.
Titolo originale
|
Gwendy’s Final Task |
Autore
|
Stephen King & Richard Chizmar |
Anno pubblicazione
|
2022 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Dark Fantasy |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 26 aprile 2022 alle 08:00, ed è archiviato come dark fantasy, Raccolta Stephen King, Recensioni. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |