Nel 2000 circa avevo le mie prime velleità letterarie. Fino ad allora mi ero limitato a scrivere, ma in quell’anno iniziai anche a cercare di farmi pubblicare. In giro per librerie, trovai una rivista, il cui nome e le copertine mi incuriosirono. La rivista era “Inchiostro”, che fu anche la prima a pubblicarmi, una poesia per la precisione.

Tra i collaboratori figurava Giulio Mozzi, che seguivo con piacere nei suoi interventi e che ho continuato a seguire nel corso degli anni. Undici anni dopo essere qui e poterlo intervistare, quindi, è una grande soddisfazione, uno dei traguardi che mi ero prefissato all’apertura del sito.

Giulio Mozzi, nato nel 1960 a Padova, lavora per diverse case editrici ed è insegnante, da quasi 15 anni, di scrittura e narrazione. Uno degli uomini di punta in Italia, nel mondo dell’arte.

D: Come si definisce? Scrittore, recensore di testi, docente di corsi di scrittura, promotore di cultura? E cosa le piace fare di più?
R: Non mi considero un “recensore di testi” ma un lettore di professione, in quanto sono pagato per leggere inediti. Nemmeno so se sono un “promotore di cultura”: le parole generalissime, come “cultura”, mi sembrano in genere piuttosto vuote. Sono, quindi, indubbiamente “uno scrittore”, visto che in Italia, oggi, viene definito “scrittore” chi pubblica opere letterarie: e io ho pubblicato delle opere letterarie. Che io sia uno scrittore buono o no, è un’altra faccenda. Mi è successo, ormai tanti anni fa, di stringere delle amicizie importanti, decisive per la mia vita, con persone lontane. Queste amicizie vivevano per iscritto: per posta. Così le mie abilità nello scrivere – abilità che derivavano in massima parte dalle condizioni sociali della mia nascita, ed erano state sviluppate da alcune esperienze professionali – diventarono decisive per la mia vita. Poi, un giorno, successe che anziché una lettera scrivessi un racconto. E, poco dopo, successe che una persona, lo scrittore Marco Lodoli, generosamente si interessò a me. E, poco dopo ancora, successe che un’altra persona, l’editor Paolo Repetti, accolse il suggerimento di Lodoli e mi propose addirittura di fare un libro. Tutto viene da qui. Viene dalle amicizie l’importanza dello scrivere e del raccontare. Viene dal gesto generoso di Lodoli e dal gesto arrischiato di Repetti l’attenzione verso chi scrive in solitudine, e cerca ascolto. Viene dalla consapevolezza dei miei privilegi sociali il desiderio di trasmettere conoscenze e abilità ad altri. Sono riuscito a fare di tutto questo un qualcosa di cui si campa: del che sono lieto.

D: Dall’esperienza del sito vibrisse, dai seminari, in generale dal contatto con il pubblico, che idea si è fatto dello stato dell’arte in Italia?
R: Impossibile rispondere in poche righe a una domanda che richiederebbe, probabilmente, un intero volume. E se ho un’opinione sullo “stato dell’arte in Italia”, peraltro, non è certo perché pubblico “vibrisse”, o insegno. La mia opinione l’ho sviluppata leggendo autori affermati e non, attività che consiglio a tutti.

D: Organizza da anni corsi e seminari di scrittura. Ha anche realizzato un corso, visibile su youtube, inventare e raccontare storie. C’è qualche consiglio in particolare che vorrebbe dare a un esordiente?
R: Più che altro, sento di dire qualcosa a chi ha pubblicato un primo libro. Consiglierei una sola cosa: di non avere aspettative. Se si hanno aspettative, si rischia di non cogliere le occasioni.

D: Cosa bolle in pentola? Progetti futuri?
R: Le solite cose: leggere, lavorare, occasionalmente scrivere.

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Intervista esclusiva a Giulio Mozzi, 4.6 out of 5 based on 11 ratings