L’India è definito dalle Nazioni Unite il Paese peggiore in cui nascere donna.

Numerose notizie sono recentemente arrivate proprio dall’India, e accendono i riflettori su nuovi casi di stupro e di violenza. Questa nuova ondata è cominciata con il caso delle due cugine indiane dell’Uttar Pradesh, due ragazzine dalit, senza casta, che dopo essere state violentate sono state impiccate e trovate appese ai rami di un albero. Dopo sono venute alla luce nuove vicende, che hanno avuto come protagonisti anche dei bambini, ma sicuramente un elevato numero di casi di stupro è ancora nascosto.
L’India è un Paese con una cultura molto complessa e tra i paesaggi mozzafiato, cittadini cordiali e forti odori che si perdono nell’aria, si nasconde una verità molto importante.
Come quella della violenza sulle donne.

Sfortunatamente la violenza è presente in ogni nazione del mondo, solo che in India sembra essere accettata da molti uomini, anche della polizia. Una donna deve essere picchiata, deve essere violentata. Se avviene, non è sbagliato. Se la vittima si rivolge alla polizia, spesso i poliziotti la accusano di essere stata avvicinata a causa di un suo atteggiamento, facendola sentire colpevole. Oppure, se la vittima è sotto minaccia, le consigliano di sposare il suo aggressore, così da mettere a tacere le minacce.
Si stima che una donna in India sia violentata ogni 22 minuti, ma per una bambina la persecuzione comincia ancora prima della sua nascita. Basta parlare di altre verità presenti, quali l’infanticidio, aborti selettivi, feticidio femminile, omicidi per dote e mortalità materna.

 In tre generazioni, circa 50 milioni di donne sono state annientate sistematicamente dalla popolazione indiana. L’infanticidio femminile ha radici lunghe e storiche in India, ed è una pratica utilizzata principalmente nei villaggi rurali. Famiglie povere, che stentano a trovare qualcosa da mangiare, non hanno intenzione di avere una nuova bocca da sfamare, specialmente se si tratta di una femmina. Le bambine, appena nate, vengono uccise nei modi più violenti. In molte zone dell’India questo compito tocca al padre o alla nonna paterna.
Se una bambina non viene uccisa alla nascita, spesso però rischia di non compiere il quinto anno di età perché privata di alimenti o medicine.
Nelle classi medio – alte, anche se è illegale, regolarmente i medici rivelano il genere del feto durante le ecografie. I feti di circa 1 milione di bambine sono selettivamente abbandonati ogni anno in India. Anche le madri sono spesso a rischio di vita. Una donna incinta, costretta a eliminare le potenziali figlie e a vivere in condizioni disumane, spesso non ha le forze per andare avanti. L’India ha il più alto tasso di mortalità materna.
Ogni 5 minuti una donna incinta muore.
Nonostante alcune donne nelle città siano riuscite a trovare il loro posto nella società e nel lavoro, si parla ancora di un pugno di persone. Moltissime donne indiane sono ancora viste come nessuno, e non hanno alcun diritto.


Affinché tutto questo possa cambiare non basta pensare solo a nuove leggi. La mentalità delle persone indiane è molto complessa e gli uomini, da generazioni, si sentono dire di valere più di una donna. L’India, è il Paese degli uomini.
Lo stesso vale per le donne. Molte di loro vivono una vita da sottomesse e non osano ribellarsi, sapendo che, come risposta, sarebbero picchiate, allontanate, colpite con attacchi d’acido o uccise.
Per cercare di migliorare le condizioni di vita delle donne in India sarebbe molto importante che ogni cittadino, ogni singola persona, cambiasse mentalità. Sia gli uomini sia le donne. Naturalmente, anche i bambini e le giovani ragazze, che sono il futuro. Solo in questo modo possiamo sperare in un mondo migliore, anche per le donne dell’India.
Ho scritto un romanzo ambientandolo in India, dal titolo “Come lacrime nella pioggia”, che tratta della condizione di vita delle donne in India. Il mio romanzo è leggibile gratuitamente (per riceverlo basta inviarmi un’e-mail all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it) e sprona i lettori a sostenere Amnesty International, che da oltre 50 anni difende i diritti umani in tutto il mondo. Il loro lavoro è davvero impressionante e basta una donazione, anche piccolissima, per fare una grande differenza. http://sostieni.amnesty.it
Inoltre, ho lanciato una petizione su Change.org a favore delle donne indiane, per portare alla luce la loro condizione e affinché possano vivere una vita migliore. La trovate qui:
https://www.change.org/en-IN/petitions/to-the-governors-of-india-take-action-to-stop-sexual-harassment-and-to-protect-women-and-children-in-india

Sofia Domino

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India: un paese complesso, senza posto per le donne, 5.0 out of 5 based on 9 ratings