La storia di un uomo che non si è arreso alle difficoltà della vita.

Tonino Guerra ci ha convinto che l’ottimismo è il profumo della vita. Colui che reincarna sia l’ottimismo che il profumo essenziale della vita ha un nome particolare: Alessandro (Alex) Zanardi.

Zanardi mi ricorda il vecchio serial americano “Jarod il camaleonte”. La storia di un uomo che aveva le capacità innate di essere un giorno un pilota d’aviazione, un altro giorno un illustre politico, un altro giorno una rockstar. Alex non è stato solo un pilota automobilistico (tutti ricordano il dramma al quale è accorso più di 11 anni fa), ma è anche un conduttore televisivo di fortunate trasmissioni di divulgazione scientifica; recentemente conduce una sublime trasmissione sportiva che racconta, con toni amarcord, i momenti e i personaggi divenuti celebri sia negli ultimi anni che nel secolo scorso (Sfide, su Rai3). Zanardi inoltre è un pluripremiato campione olimpico di Handbike e sicuramente anche un marito e padre eccezionale.

Photo by Leon Neal/Staff/Getty Images

Alessandro Zanardi, classe 1966, rappresenta uno dei pochi sportivi che, nonostante i grandi sforzi compiuti nel corso della sua vita, nonostante i grandi successi ottenuti dapprima nel karting (campione italiano ed europeo), poi in Formula CART, negli States e altri strepitosi successi automobilisti in giro per il mondo, è riuscito a mantenere umiltà, disponibilità e umanità d’altri tempi. Un tipo da chiacchiere, chitarra, pane e salame.

Egli inoltre, vanta anche una lunga ma, ammettiamolo, poco fortunata esperienza in Formula 1.

Volontà, schiettezza, determinazione, animo. Erano doti che in quegli anni Zanardi non aveva mai fatto mancare, non è mai stata sua filosofia mollare la guardia e lasciarsi sopraffare dalle cose. Sarà stato un fattore di automobili poco veloci a sua disposizione, oppure capita che il mondo delle corse è un po’ imprevedibile, un po’ puttana; come la vita del resto.

Una cosa che amo di questa straordinaria persona è la sensibilità con la quale tratta qualsiasi argomento, sia esso positivo o negativo. È inoltre celebre la sua straordinaria simpatia e ironia.

La svolta durante una gara di CART, avvenuta il 15 settembre 2001 sul circuito del Lausitzring, in Germania: a tredici giri dalla fine, dopo aver compiuto la sua ultima sosta, uscendo dai box Zanardi perde improvvisamente il controllo della vettura che, dopo un testacoda, si intraversa lungo la pista, mentre sulla stessa linea sopraggiunge ad alta velocità un’altra monoposto. L’impatto è violentissimo: la vettura di Alex Tagliani colpisce perpendicolarmente la vettura del pilota bolognese all’altezza delle gambe, spezzando in due la monoposto del bolognese e raggiunto dai soccorsi, egli appare subito in condizioni disperate: lo schianto provoca, di fatto, l’istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori e il pilota rischia di morire dissanguato.

Dopo aver ricevuto l’estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica, viene caricato sull’elicottero e condotto all’ospedale di Berlino, dove rimane in coma per tre giorni e gli viene rimosso chirurgicamente il ginocchio sinistro, ormai compromesso. Dopo sei settimane di ricovero e una quindicina di operazioni subite Zanardi può lasciare l’ospedale per cominciare il processo di riabilitazione.

Pochi mesi più tardi ottiene un prestigioso riconoscimento nell’ambito automobilistico, il Casco d’oro, e con grande stupore da parte di addetti ai lavori, giornalisti e platea, si congeda dicendo: “Vi ringrazio infinitamente per questo riconoscimento, MI TREMANO LE GAMBE PER L’EMOZIONE”. Dopo qualche secondo di stralunato silenzio, scoppiano risate e fragorosi applausi, dinanzi a tanta genialità. L’apoteosi.

Pochi anni più tardi, giunge un’altra tappa fondamentale, commovente per chi lo ha sostenuto e amato per tutto questo tempo.

Ha il coraggio di ritornare sulla monoposto (appositamente ridisegnata, freni e accelerazione sul volante, apporti particolari per renderla una vettura maneggevole per un diversamente abile), stessa pista (Lausitzring) e ultimare gli ultimi giri di quella maledetta corsa. Un’impresa da brividi che dà a tutti gli esseri umani un grande insegnamento sulla forza interiore e sul concetto di non rinunciare mai.

Alex Zanardi, in questi ultimi anni (la terza parte della sua vita), ha stupito nuovamente il mondo con un’impresa inimmaginabile, neanche i Maya sarebbero riusciti a profetizzarlo.

Nell’estate 2012, Alex Zanardi partecipa alle Paralimpiadi di Londra. Specialità handbike, individuale e squadra, portando nel suo curriculum sportivo e nel palmares di una nazione intera ben quattro medaglie: due medaglie d’oro e due d’argento.

Amo questo grande uomo perché mi ha insegnato che talvolta, con uno strumento adatto (che sia una monoposto o una handbike) riesci ad andare talmente veloce, che puoi utilizzarlo come un prolungamento del tuo corpo e della tua anima superando tutti i limiti, compresi i veti e i pregiudizi che talvolta, per paura o insicurezza personale, non si riescono a superare.

Amo questo grande uomo perché il suo ottimismo non è stato creato a causa del giorno più brutto della sua vita.

Tutto ciò lo ha dentro sin dal momento in cui ha inalato il primo respiro e ha iniziato a emettere il suo primo vagito. È il suo ottimismo che ha fottuto il giorno più brutto della sua vita, riuscendo a creare per il suo futuro dieci, cento, mille giorni felici. Meravigliosi.

Non sono due gambe in meno ad aver reso disabile lui. È la sua grande forza interiore, che paragonata alle nostre vite, ci fa sembrare invalidi nel cuore, nelle speranze sopite, nella mancanza di gioia per la vita. Questa meravigliosa vita, che inconsapevolmente ci dona tanto e ci regala persone come Alessandro Zanardi.

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Alex Zanardi, il coraggio di non arrendersi., 5.0 out of 5 based on 6 ratings

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