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Recensione: Giochi “ringhistici” – Perché il professional wrestling è il gioco per eccellenza – Andrea Corona
Mi è capitato, qualche anno fa, di assistere a un evento di wrestling, durante uno dei tour della WWE nella penisola italiana. Ciò che ho visto, le sensazioni che ho provato, quando i vari Undertaker, Batista, Kane e gli altri si avvicinavano al ring, si sposano esattamente con la visione che l’autore del saggio “Giochi “ringhistici” – Perché il professional wrestling è il gioco per eccellenza”, lo studente napoletano Andrea Corona, ha di questa disciplina. Il wrestling è il gioco per eccellenza, e il giovane partenopeo lo spiega miscelando filosofia, antropologia, storia e sport.
A venire esaminati tutti gli aspetti del wrestling. Si parte dalle storyline, che i wrestler seguono per mettere in scena i loro “spettacoli”. Qui viene stipulato una sorta di contratto, che ben delimita cosa si può fare e cosa no. Già, ma cosa si può fare? L’intenso studio dei testi ludologici porta Corona ad affermare che le leggi nel gioco, e sopratutto in quello per eccellenza, seguono un corso che esula dal comune: qui è possibile colpirsi con oggetti contundenti, ferirsi, minacciarsi reciprocamente, senza conseguenze legali. Tranne se previste dalla stessa storyline.
Molto interessante anche la parte che tratta l’illusione di ciò che i tifosi hanno l’impressione di vedere. Il wrestling è dettato da azioni decise a tavolino, il 99,9% di quel che si vede è studiato, come quando si gira un film. Allora il fruitore è ingannato? Tutt’altro, perché lo spettatore sa cosa sta vedendo e, al contempo, non lo sa.
Un testo edificante e davvero molto interessante, con la chiave di lettura data ai bladejob, le ferite che gli atleti si autoinfliggono per sanguinare copiosamente senza conseguenze reali, da rileggere più volte: l’acume dell’autore lo porta a esaminare aspetti che lasciano il lettore spiazzato, con il collegamento tra masochismo e hardcore wrestling che è la ciliegina sulla torta.
Pregevole trattato per gli amanti del wrestling, ma che si fa leggere anche da quanti non seguono questo sport-spettacolo. Unica pecca, la parte sulla kayfabe, il segreto professionale, tra wrestler e mondo esterno, che secondo l’autore vige fortissima, con due avversari sul ring che non possono farsi vedere insieme nella vita privata. È lapalissiano, invece, che dall’avvento dei social network, Twitter e Facebook su tutti, i complimenti tra “avversari” abbondano, e lo stesso si può dire di fotografie private con face (buoni) e heel (cattivi) insieme in posa.
A parte questo, godibile lo studio che Andrea Corona fa per spiegare a tutti, appassionati, denigratori e semplici lettori, la disciplina, il gioco per eccellenza. Un’ottima opera prima che pone le basi per altri libri, tutti da seguire.
Titolo originale
|
Giochi “ringhistici” – Perché il professional wrestling è il gioco per eccellenza |
Autore
|
Andrea Corona |
Anno pubblicazione
|
2009 |
Lingua originale
|
Italiano |
Genere
|
Saggio |
Editore
|
Kimerik |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 31 marzo 2011 alle 08:54, ed è archiviato come Recensioni, saggio. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |