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La medicina della scrittura (12° parte). Rispetto per il lettore
Quando ci si accinge a scrivere un libro, bisogna necessariamente dare ascolto a se stessi, ai personaggi e a ciò che recepiamo durante l’atto creativo. Ma bisogna anche calcolare altre cose. La più importante tra queste è il rispetto per il fruitore della storia stessa, il lettore.
Dobbiamo idealizzare il Lettore e dargli ciò che vuole, il che non significa prostituirsi e cambiare in base a questa figura. Il Lettore Ideale deve essere un miscuglio di tanti lettori reali, amici, parenti o semplici conoscenti.
Come fare quindi a creare qualcosa che soddisfi noi autori e lettori?
La storia, i personaggi, ci verranno in aiuto anche stavolta, statene certi, ma alcune cose vanno tenute a mente. La prima domanda è: a quale tipo di fruitore ci rivolgiamo?
Se stiamo creando un romanzo storico, gli stili di scrittura da usare devono essere funzionali alle vicende narrate, così i personaggi e il loro lessico, ma non dobbiamo sottovalutare il fruitore occasionale, che potrebbe capire poco o nulla del particolare periodo storico a cui facciamo riferimento. In questo caso, basta inserire spesso riferimenti che esemplificano il tutto. Piccolo esempio: parlando della prima guerra mondiale, prima di addentrarci nelle vicende personali, un breve excursus sui motivi che hanno causato il conflitto stesso, dall’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando in poi, è d’uopo. Può benissimo essere inserito in un discorso tra due commilitoni, o nella descrizione di un monumento, pochi attimi prima che venga abbattuto.
Lo stesso vale per tutti i generi: introdurre l’argomento in maniera corretta e senza occupare molto spazio non sarà assolutamente noioso per chi conosce già tutto, mentre sarà utilissimo per quanti stanno avendo, grazie al nostro scritto, un primo approccio con il tema trattato.
Maestro in questa arte, credo sia Dan Brown, che nel suo Il codice Da Vinci, ma anche nel resto della sua produzione, accenna i temi in modo impeccabile, senza dare lezioni di storia o di religione.
Altro trucco, consiste nel romanzare tutto. Eugene Delacroix, molto amico di Charles Baudelaire, immortalato anche in un suo celebre quadro, affermava di evitare il filone verista, in quanto non aveva bisogno di aprire un libro per leggere cose che erano sotto i suoi occhi tutti i giorni: “È la realtà oggettiva che rifuggo, quando mi tuffo in una creazione artistica.”
Questo punto di vista è comune alla maggior parte dei lettori: da evitare, quindi, il proporre una storia che, alla fin fine, è una cronologia di eventi. Trattare un tema come la violenza sessuale, ad esempio, è quanto mai difficile: c’è da limare alcuni particolari reali, e caratterizzare i personaggi in modo che restino, nonostante l’argomento trattato, una fuga dalla realtà per il lettore. Altrimenti il rischio è che il fruitore stesso chiuda il libro e vada a fare due chiacchiere con l’amica che ha vissuto direttamente questa brutta esperienza. E noi avremo perso un lettore.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 11 giugno 2011 alle 09:13, ed è archiviato come Corso di scrittura, Parole al vento. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |