Un bambino che vuole attraversare la strada, una strada larga, dove passano molte auto a folle velocità. Raramente, qualcuno si ferma per far strada. Questo lo stato attuale dell’editoria in Italia.
Quando un ragazzo, o nel migliore dei casi un bambino, capisce di avere qualcosa da scrivere, qualcosa da dire, non ha idea di quante difficoltà ci siano lungo il cammino. All’inizio (è capitato a me, e un po’ a tutti) si scrive, ci si libera, diventa un atto di terapia self service e va bene così. Ma dopo un po’, leggendo tanti racconti e romanzi, sorge la domanda: e se ci provassi anche io?

Ed è qui che iniziano le difficoltà, perché in Italia ci troviamo davanti ad un grossissimo problema, d’altronde comune a molte nazioni, per cui queste poche linee guida non bastano. L’italiano medio per lettura intende “Chi”, “Novella 3000” e cose simili da leggere sotto l’ombrellone. Va da sé che non vengono venduti libri. Veri libri, intendo, non il libercolo del partecipante di turno di quello o quell’altro reality show. E quindi, un esordiente che vuole pubblicare si rivolge alle case editrici. Le grandi non lo prendono in considerazione, in quanto sconosciuto, le piccole si dimostrano interessate. Ma… “La sua opera ci interessa. Per pubblicarla chiediamo un contributo di ****”. Le case editrici a pagamento pullulano in Italia, ed anche se il comportamento degli editori in questione non è molto corretto, la giustificazione c’è: nessuno compra i loro libri, devono far entrare i soldi da qualche parte. Ma questo stato di cose è indotto da loro stessi: qualcuno diceva che la pubblicità è l’anima del mercato. Facciamola questa pubblicità, ed evitiamo di far pagare cifre assurde a ragazzi che pur di vedere il loro sogno avverato, farebbero di tutto. Se una casa editrice pubblica 20 titoli di 20 generi diversi, statisticamente qualcuno deve pur vendere. Se non vende nulla di nulla, manca qualcosa a monte, l’organizzazione e una buona pubblicità, oltre a una distribuzione capillare nelle librerie.

Ma c’è una minoranza, case editrici che pubblicano gratis, che hanno dei seri esaminatori di testi, che fanno un buon lavoro pubblicitario. Ma, in questa piccola schiera, molti sono quelli che non stampano copie se non su ordinazione, stavolta per una pura questione economica. Quindi nessuno legge l’opera pubblicata.
La soluzione? Per farsi conoscere, riviste e concorsi vari, di cui parlerò in un altro post, e sopratutto tenere sempre a mente che uno su mille ce la fa, e basta divertirsi mentre si scrive, si crea. Tutto il resto, se viene, viene dopo, e non bisogna scrivere puntando a quello che c’è dopo.

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Aspirante scrittore, gli esordi e le difficoltà da affrontare, 5.0 out of 5 based on 6 ratings

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