La vita è davvero strana. Si passa un’esistenza a ignorare una determinata cosa e all’improvviso piomba insistentemente sulle bocche e nei pensieri di una persona, di un gruppo, di una società intera. Questo concetto strano sta avendo luogo da una settimana circa in Sicilia, in tutta la regione.

Cosa sta accadendo realmente in Sicilia?

Studenti palermitani durante una manifestazione

La situazione è presto detta: tutto è partito dal fatto che nella mia regione (sono catanese) nei recenti anni, il prezzo della benzina e del gasolio è aumentato in maniera esponenziale, fino a toccare punte di 1,820 euro (super) e 1,790 euro (diesel). Nella mia terra tutto ciò è un paradosso. Pochi di voi sapranno che circa il 75% della distribuzione nazionale di gasolio, benzine ed idrocarburi passano per mano di stabilimenti e di raffinerie che si trovano nel siracusano e ragusano ed è un dato di fatto che i prezzi più elevati su suolo nazionale sono proprio in Sicilia e isole.

Questo non è il problema assoluto, ma consequenziale: dall’aumento del carburante consegue un aumento della vita in generale: trasporti, autotrasporti, camion importatori ed esportatori dalla Sicilia di prodotti alimentari, prima necessità e quant’altro.

Dalla scorsa settimana, nella regione, cominciamo a respirare un’aria insolita: la respirano commercianti, trasportatori, lavoratori, ma anche gente comune, una dimensione che personalmente mi ha lasciato stranito. In Sicilia, semplicemente si sta creando un movimento collettivo. Sin dalla notte dei tempi, fino a toccare le punte letterarie de “Il Gattopardo”, s’è sempre saputo che il siciliano medio dinanzi a certi movimenti, a certe decisioni s’è dimostrato distaccato e restio al limite dell’omertà.

Ora, tutti noi siculi sembriamo uniti verso un obiettivo comune. Essenzialmente parliamo di liberalizzazione degli idrocarburi e combustibili, e altre agevolazioni che consentano a questa terra che già ha pochissime possibilità professionali di migliorarle, per quel minimo che si può.

A tale movimento è stato designato un nome. Si chiama Movimento dei Forconi. In terra sicula, ma anche in ambito nazionale, bene o male hanno capito quali sono le richieste di tale movimento: hanno capito che nonostante tutto, nonostante in una settimana il sistema produttivo, lavorativo ed economico regionale sia collassato letteralmente, non sono stati riscontrati atti di violenza o vandalismo.

Un particolare resta incompreso dalle istituzioni politiche nazionali: chi ha fatto partire questo movimento?

Sinceramente è atipico che in Sicilia ci sia stato un qualcosa di così grande. Che coinvolge ideali, economia, rispetto etico per il lavoratore e che soprattutto, mette d’accordo tutti, come detto in precedenza.

A livello nazionale è stata ignorata da parte dei mass media, che forse hanno addirittura strumentalizzato la disgrazia del Concordia per “distrarre” l’italiano medio, dandogli in pasto una tragedia per non accendere i riflettori su una rivoluzione che ha costretto tutti a non avere benzina nelle automobili, costringendo i proprietari a mettere i mezzi in garage e andare a lavoro in bici, a piedi (per chi ha il privilegio di lavorare molto vicino all’abitazione) o con i mezzi pubblici (scorte di benzina permettendo), con il danno collaterale di trovare scaffali di centri commerciali, ipermercati e supermercati vuoti. Soprattutto per ciò che concerne i cibi di prima necessità.

La triste sensazione è che i tg nazionali hanno cercato in tutti i modi di oscurare tale evento, per non destare questo malcontento oltre i confini siculi. I media però non hanno fatto i conti con la fonte dei social network, come Twitter e soprattutto Facebook, grazie ai quali la notizia rimbalza e si diffonde.

La speranza di politici, speculatori ed economisti è stata vana. Per legge, il movimento siculo che ha portato anche il blocco della maggior parte delle arterie stradali è scaduto sabato notte scorso. Dopodiché, se avessero continuato a bloccare le strade e manifestare, sarebbe divenuto reato a tutti gli effetti. La distribuzione del carburante riprenderà da mercoledì, ma il movimento indetto dai forconi non si arrende, e pare abbia fatto aderire comunità calabresi e abruzzesi, e dalla Sicilia gira voce che presto stessa sorte toccherà a Sardegna, Puglia e infine il cuore: Roma. Si prospetta una mega manifestazione in cui milioni di persone invaderanno la Caput Mundi.

Vincenzo Fotia

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