Come avete letto qualche tempo fa, spesso sono in viaggio.

I tempi di viaggio comprendono una pausa relativamente lunga in una delle stazioni, a notte inoltrata. Nella fascia oraria notturna la fauna urbana più diffusa nelle stazioni è quella dei barboni, clochard, senzatetto o come volete chiamarli. A volte leggo articoli di protesta contro la presenza dei barboni nelle stazioni, e pur comprendendo il motivo di queste denunce, comprendo appieno anche il punto di vista dei barboni: dove è possibile trovare, di notte, un posto coperto per dormire e, d’inverno, anche caldo?

Il problema è alla base: queste persone hanno poche alternative, spesso per scelte di vita errate, ma spesso non è sempre.

Ultimamente, mi è capitato di viaggiare e, quindi, di fare la solita sosta notturna in stazione. Uno dei posti più tranquilli è appunto vicino ai barboni “storici” del posto: quella è casa loro, paradossalmente si corrono molti meno rischi lì che appena fuori la stazione, dove può passare davvero chiunque.

Dopo essermi seduto e aver aperto il mio fido libro da viaggio (solitamente leggo più di un libro, tra andata e ritorno) mi sono reso conto che era inconsueto che i senzatetto fossero svegli a quell’ora di notte. La stranezza era dovuta al discorso che stavano facendo, dal quale erano presi.

Un signore, suppongo, di mezza età (è difficile stabilirlo in questi casi) si lamentava ad alta voce che un altro degli indigenti, in quel momento assente, lo sfruttava. Le sue argomentazioni mi sembravano anche valide, ma non è stato questo a colpirmi. Il fatto è che lo sfruttamento consisteva nel dargli una sigaretta o un bicchiere di vino, le volte che c’era.

Il barbone messo sulla graticola, però, a un certo punto è arrivato e ha “origliato” quel tanto che bastava per intervenire. La discussione scaturita è stata quanto mai civile, mi ha colpito positivamente mentre ero preso dai pensieri.

Le loro necessità erano del cibo, vino (che gira anche troppo in questi ambienti), un posto dove dormire e poco altro. Ma sono le stesse necessità di tutti?

Alcuni adolescenti arrivano a minacciare il suicidio (quando non mettono in pratica il proposito) se non possono andare nella discoteca che amano, o non possono tenere il ciuffo emo. Allo stesso modo, alcuni adulti fanno una tragedia per un graffio sulla loro auto, o perché il computer privato di casa ha preso un virus.

Le necessità dei barboni sono ciò che per molti altri sono certezze incrollabili. Del cibo, un letto: ci si lamenta se non si può uscire con la ragazza o se il cane ha distrutto le scarpe preferite, ma se davvero a queste persone dovesse mancare la terra sotto i piedi? Ribasserebbero l’asticella delle necessità o crollerebbero?

È il filo conduttore del film “Una poltrona per due”, ma la vita reale potrebbe essere molto diversa.

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Una prospettiva diversa (in viaggio, di nuovo), 5.0 out of 5 based on 5 ratings

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