Un lungo romanzo sul mito degli alieni, frutto del genio di King

Poteva Stephen King non trattare il tema degli alieni? La risposta ovviamente è no, e lo fa con quest’opera nella quale i suoi “classici” canoni horror si fondono con quelli più puramente fantascientifici, con tanto di navicella aliena e incontri paranormali del terzo (ma anche del quarto) tipo.

I due protagonisti sono Roberta Anderson, soprannominata Bobbi, e Jim Gardener. Come in molti altri casi, sono dei “colleghi” di King stesso: lei è una scrittrice e lui un poeta. Molto del Re del Brivido dell’epoca c’è in Jim, alle prese con l’alcolismo, e che fa fatica a uscirne: durante la stesura del romanzo Stephen King era, per sua stessa ammissione, tossicodipendente, e sicuramente il personaggio del poeta è un modo per esorcizzare i demoni dell’autore del Maine.

La storia, come detto, si divide tra i topoi a cui ci ha abituato King e quelli tipici del filone fantascientifico: Bobbi Anderson trova, sotterrata, una antica nave spaziale e, mentre proseguono i suoi lavori per riportarla alla luce, nella cittadina di Haven qualcosa succede, gli abitanti cambiano gradualmente, per diventare… altro.

Jim Gardener, ormai spostatosi da lei, intuisce subito che qualcosa non va, essendo immune agli effetti per una placca nel cervello, frutto di un’operazione subita anni prima.

Da qui la sua missione di evitare la scomparsa di Haven e, peggio ancora, il risveglio degli alieni, la cui potenza completa viene solo immaginata dal lettore, alle prese con tante piccole ministorie che fotografano come meglio non si potrebbe il cambiamento degli abitanti e il loro assoggettamento alla navicella spaziale.

Storie come quella di Hilly Brown, un bambino che, in un innocuo trucco di magia “sussurratogli” dagli alieni, fa scomparire sul serio il fratellino David.

Deliziose le autocitazioni, come quando uno dei personaggi va a Derry (città in cui è ambientato It) per acquistare delle batterie. La lontananza da Haven gli porta delle visioni, tra cui un clown in un tombino, che lascia al lettore il dubbio su dove finisca l’allucinazione e dove cominci la reale presenza della creatura.

Il gruppo metal Blind Guardian ha inciso un pezzo, Tommyknockers appunto, nel cui ritornello c’è quasi parola per parola la filastrocca che ha ispirato King per il titolo del libro.

Nel 1993 il regista John Power ne ha tratto una miniserie televisiva, tra cui spiccavano John Ashton e soprattutto la pornodiva Traci Lords, in uno dei suoi primi ruoli non legati all’erotismo (checché non sia del tutto esatto: la scena nell’ufficio con lei, lasciva, che fa doppi sensi sui fucili con un altro personaggio alle prese con le armi, è bollente).

Titolo originale
The Tommyknockers
Autore
Stephen King
Anno pubblicazione
1987
Lingua originale
Inglese
Genere
Fantascienza
VN:F [1.9.5_1105]
Valutazione: 4.2/5 (13 voti)
Recensione: Tommyknocker-Le creature del buio - Stephen King, 4.2 out of 5 based on 13 ratings

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