La storia, ambientata nell’agro aversano, zona in cui sono cresciuto, ha toccato alcune corde che credevo sopite, quelle che mi riportano alla bellezza e alla magia delle zone che conosco così bene. È stato il la che mi ha portato ad appassionarmi alla narrazione, ma ho subito scoperto che c’era dell’altro dietro.

Una storia che viaggia tra prosa e testo filosofico, con il protagonista, Tiblis Merola, che si definisce un pensatore, un filosofo. Nietzsche affermava che pensare è pericoloso, e l’uomo non dovrebbe pensare. È proprio quello che accade a Tiblis, casaro, che dopo il divorzio da una moglie superficiale, cade nella spirale dell’alcolismo. Per uscirne, si trasferisce, grazie all’aiuto del fratello Nicola, in una vallata ai piedi del monte Fidia.

Qui conosce Baldassarre, un uomo dal passato doloroso, che diventa un buon interlocutore per Tiblis. Tra vacche, cani e Natura, intesa nel senso più alto del termine, il pensare ridiventa azione positiva, e grazie anche ai numerosi discorsi tra i due, Tiblis si riprende.
L’amicizia nata tra i due non svanirà con il ritorno alla vita di tutti i giorni, anzi proprio grazie a Baldassarre Tiblis troverà la forza di aiutare il fratello, e stare vicino alle persone a cui vuole bene.

Tutte queste azioni sono inframezzate da lunghi discorsi e pensieri di Tiblis e Baldassarre prima, e dei suoi amici Melchiorre e Giuseppe dopo. Forse un po’ troppe considerazioni, che tolgono fluidità alla narrazione, con poca azione e molti ragionamenti. Ma d’altro canto sono ragionamenti ben espressi, che riguardano la bomba demografica, l’inquinamento, lo scioglimento dei ghiacciai. Considerazioni che escono fuori dal romanzo e che entrano nel lettore, che lo svegliano. Sapiente la scelta dell’autore, Gennaro Costanzo, di introdurre questi temi, che dovrebbero toccare tutti, invece il torpore che si è impadronito dell’umanità non lo permette.

Cosa resta dopo la lettura? Una voglia di scuotersi, di fare qualcosa, di non vivere tutto passivamente. Ma come il protagonista, per arrivare a questa conclusione, deve passare dall’oblio dell’alcolismo, così noi, per iniziare una nuova vita, dobbiamo prima prendere coscienza del nostro torpore.

Titolo originale
L’albero e il cielo
Autore
Gennaro Costanzo
Anno pubblicazione
2008
Lingua originale
Italiano
Genere
Narrativa
Editore
Pendragon
VN:F [1.9.5_1105]
Valutazione: 5.0/5 (9 voti)
Recensione: L'albero e il cielo - Gennaro Costanzo, 5.0 out of 5 based on 9 ratings

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