Ci sono alcuni libri che si possono leggere molte volte, a intervalli regolari di qualche anno, e si possono cogliere sempre cose diverse, in base alla nostra maturità, alle nostre convinzioni. Quando questo accade, ci si trova di fronte a una storia profonda, che supera i confini del genere narrativo specifico e diventa letteratura a tutti gli effetti. Il piccolo principe è uno di questi. Il bambino, la rosa, i vulcani, l’asteroide, gli incontri che fa sul suo cammino, sono tutti elementi che possono essere affrontati con moltissime chiavi di lettura. Si parla di amicizia, del vero fine della vita, ma i vari livelli di sottotesto indicano anche altro, e saranno gli occhi del lettore a decifrarne ogni volta un pezzetto, ma mai tutto insieme: ci vorrebbero occhi di bambino, di adulto e di vecchio insieme. Cosa che indirettamente dice anche l’autore, quando tratta, in uno dei numerosi e bei disegni che impreziosiscono l’opera, il boa che mangia l’elefante, scambiato per un cappello dai “grandi”. L’incontro dell’aviatore con il piccolo principe nel deserto dei deserti, il Sahara, porta il bambino a narrare la sua storia. Toccante la parte nella quale il principe viene a contatto con il campo di rose, sulla Terra, grazie al personaggio della volpe, che gli spiega la differenza tra quelle rose e la sua, quella sull’asteroide. In queste pagine anche il celeberrimo passo “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Il che mi permette di ricongiungermi alle considerazioni che facevo prima: qualunque chiave di lettura si usi, resta qualcosa di essenziale, invisibile agli occhi, in questa opera. Bisogna tornare a casa del piccolo principe, sull’asteroide B 612, di tanto in tanto, per poter cogliere tutto. E non sarà mai un viaggio fatto inutilmente.

Titolo originale
Le Petit Prince
Autore
Antoine de Saint-Exupéry
Anno pubblicazione
1943
Lingua originale
Francese
Genere
Fantasy
VN:F [1.9.5_1105]
Valutazione: 4.1/5 (9 voti)
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