Sette anni dopo il quarto capitolo, King torna alla Torre Nera.

Da questo libro, Stephen King preme pesantemente l’acceleratore sulla sua saga della Torre Nera, sfornando tra il 2003 e il 2004 ben tre libri, chiudendo il ciclo con l’arrivo del pistolero Roland di Gilead alla Torre Nera (a parte ritornare nel 2012 in quei luoghi, ma senza fare cambi sostanziali). Il primo dei tre e quinto della serie, “I lupi del Calla”, serve soprattutto a unire il Ka-tet, atteso da ben altre sfide in futuro.

Roland, Eddie, Susannah, il piccolo Jake e il bimbolo Oy continuano il cammino lungo il vettore dopo aver superato la prova di Randall Flagg nel libro precedente, “La sfera del buio“. Si ritrovano a Calla Bryn Sturgis, villaggio in cui fanno la conoscenza di Pere Callahan, di cui i kingofili incalliti hanno già sentito parlare: è infatti uno dei personaggi del secondo libro di Stephen King, “Le notti di Salem”, scritto nel lontano 1975.

Callahan, dopo aver ripercorso la sua storia, appunto del già citato libro da cui “proviene”, chiede aiuto all’ultimo originale pistolero e al suo Ka-tet: ogni 23 anni degli strani lupi assaltano il villaggio, portando via un bambino da ogni coppia di gemelli presente. Tempo dopo il rapimento, i bambini tornano a casa del tutto mutati e condannati a una morte prematura. Roland capisce che quest’avventura è fondamentale per il loro cammino verso la Torre Nera e decide di aiutare gli abitanti del villaggio. Ma chi o cosa sono queste creature?

Intanto hanno anche altre gatte da pelare: Susannah mostra segni di squilibrio, in un momento in cui la sua abilità con la pistola serve al gruppo più di ogni altra cosa. Nel corso della storia, tornano anche le sfere, in particolare la Tredici Nera, con la quale devono salvare una particolare rosa, riprendendo la vecchia idea secondo la quale la forte Torre di un mondo potrebbe essere nient’altro che una “debole” rosa in un altro.

Ottimi gli spunti che preannunciano i temi dei libri seguenti: si capisce chiaramente che Stephen King ha deciso di mettere la parola fine alla sua saga, e ha lavorato in stretta successione ai tre libri. Ne beneficia il fluire delle pagine, molto più lineare rispetto ai primi tre libri, intervallati da lunghi periodi di tempo.

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